Il Primo Rinascimento. Seconda parte

Il Quattrocento

Corso di Storia dell’Arte – prof.ssa Simona Cursale

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Il primo Rinascimento

I protagonisti

  • Gentile da Fabriano (1370-1427)
  • Beato Angelico (1400-1455)
  • Paolo Uccello (1397-1474)
  • Carlo Crivelli (1435-1495)
  • Leon Battista Alberti (1404-1472)


GENTILE DA FABRIANO

(1370-1427)

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Quotation Mark

Nel dipingere aveva avuto

la mano simile al nome


Quotation Mark

Michelangelo Buonarroti

VITA E FORMAZIONE

Gentile da Fabriano nasce a Fabriano, in provincia di Ancona, e la sua formazione avviene probabilmente nell’ambiente lombardo veneto. Da qui il contatto con la cultura del Gotico Internazionale. Lavora in molte corti italiane influenzando molti artisti con il suo stile raffinato, fino al Quattrocento inoltrato, nonostante le prime esperienza rinascimentali.

La morte lo coglie improvvisamente mentre stava deconrando la Basilica di San Giovanni in Laterano.

STILE

Tra i più importanti esponenti del Gotico internazionale, incarnò nel suo secolo la tipica figura dell'artista itinerante, che preferiva spostarsi per trovare le più svariate occasioni di lavoro offerte dalle corti piuttosto che stanziarsi a bottega.


La sua pittura poetica e fiabesca, il gusto per la linea e un uso impareggiabile degli elementi decorativi lo portarono al vertice della scuola italiana dell'epoca, ricevendo commissioni di grandissimo prestigio.


Con la visita a Firenze entrò in dialogo con il nascente umanesimo nell'arte e, pur senza rinunciare al proprio stile, iniziò una consapevole transizione tra il decorativismo tardogotico e l'essenzialità rinascimentale.

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ADORAZINE DEI MAGI

1423

  • Pala commissionata da Palla Strozzi, giunto a Firenze nel 1420


  • destinata per la Chiesa di Santa Trinita che Masaccio stava terminando


  • 1806 la pala viene spostata in seguito alle spoliazioni napoleoniche e per questo la predella si trova oggi al Louvre


  • 1909 la pala centrale viene spostata alla Galleria degli Uffizi e sostituito l’originale con una copia nella sede originaria


  • 2004 un restauro ha riportato alla luce le lacche originali, i verdi autentici, i motivi floreali, sotto delle cuspidi, realizzati con la tecnica della cera, unico caso in un Gentile da Fabriano


  • Il particolare dell'adorazione nella parte centrale dell'opera è stato riprodotto in uno dei due francobolli emessi da Poste italiane nella serie natalizia del 1970
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LO STILE

  • Il tema dell’Adorazione dei magi si prestava per la realizzazione di una scena ricca e opulenta, in linea con lo status sociale del committente


  • Palla Strozzi aveva una vera e propria passione per l’arte bizantina la rappresentazione segue la descrizione del modello letterario bizantino


  • il dipinto è delimitato superiormente da tre archi a tutto sesto sormontati da altri cuspidi traforati in legno dorato


  • In basso la predella con le scene della Natività, della Fuga in Egitto e la Presentazione al Tempio


  • Se la narrazione avviene con il gusto descrittivo e sfarzoso del Gotico Internazionale, nelle viste delle architetture cittadine nella predella e della grotta, troviamo caratteri più rinascimentali


  • Gentile rappresenta i personaggi in ogni loro dettaglio, costituendo una realtà a sè stante, a scapito di una visione realistica d’insieme.



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LE LUNETTE

  • PRIMA LUNETTA i tre Magi, vestiti d'oro, che vedono la stella cometa dall'alto del monte Vettore, raffigurato come una rupe a picco sul mare


  • SECONDA LUNETTA subito il corteo si mette in moto ed arriva, nella lunetta centrale, nei pressi della città di Gerusalemme, dipinta in un paesaggio incantato di campi coltivati e boschetti fioriti


  • TERZA LUNETTA i re magi e tutto il corteo sono in procinto di entrare a Gerusalemme


  • Il malfattore che viene catturato dalle guardie è indicativo della buona Novella che giunge agli uomini per smascherare e cacciare il male dal mondo.


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LA SCENA CENTRALE

  • sulla destra il corteo si sta avvicinando alla Natività per adorare il Bambino


  • sulla sinistra invece troviamo il punto di arrivo segnato dalla presenza della cometa sopra il bue e l’asinello


  • davanti la capanna diroccata si trovano san Giuseppe, la Madonna assisa col Bambino e due servitrici


  • dei tre Magi il primo, quello anziano, ha già deposto la corona ai piedi della Sacra Famiglia ed è prostrato a ricevere la benedizione del Bambino; il suo dono è già tra le mani delle servitrici;


  • il secondo, di età matura, si sta per accovacciare e con la mano destra sta sfilandosi la corona, mentre con la sinistra tiene il calice dorato del suo dono;


  • il terzo, più giovane, è appena sceso da cavallo, un servitore gli sta infatti ancora smontando gli speroni e tiene in mano un'ampolla d'oro da donare.


  • I loro vestiti sono di incredibile sfarzo, con broccati d'oro finemente arabescati, copricapi sfavillanti e cinture con borchie preziose


  • Dietro di loro due personaggi: l'uomo col falcone in mano è il committente Palla Strozzi, mentre quello accanto a lui, che guarda verso lo spettatore, è probabilmente il suo figlio primogenito Lorenzo


BEATO ANGELICO

(1400-1450)

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Circle Shape Outline

VITA E FORMAZIONE

Guido di PIero nasce nei pressi di Firenze alla fine del Trecento.

Nel 1417 risulta membro della Compagnia di San Niccolò del Carmine.

1423 un documento lo identifica come “Frate Giovanni de’ frati di San Domenico a Fiesole, dove lavora per oltre trent’anni, da cui si allontana per andare a lavorare a Cortona, Roma e Orvieto.


dal 1439 al 1445 il Beato Angelico si trasferisce a Firenze al convento di San Marco, per affrescare il nuovo monastero ristrutturato da Michelozzo grazie al contributo di Cosimo de’ Medici.

Il lavoro a Roma è purtroppo andato perduto.

Mentre la sua permanenza a Orvieto è testimoniata dagli affreschi di due vele nella volta della Cappella di san Brizio del Duomo.


Il 18 febbraio 1455 muore a Roma. Viene seppellito nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva.

STILE

Contemplare e donare agli altri ciò che si è contemplato. L’Angelico incarna le parole di San Tommaso con le quali sintetizza il carisma domenicano. Nella sua pittura unisce il gusto dello stile Tardogotico con le novità rinascimentali arrivando a concepire una pittura incredibilmente moderna.

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Quotation Mark

Non lodatemi perchè sono stato un grande artista, come Apelle, lodatemi invece perchè tutto ciò che ho posseduto, o Cristo, l’ho dato ai tuoi.

Alcune mie opere in terra, altre in cielo.

Vide nascere me, Giovanni, la città che è il Fiore dell’Etruria.

Quotation Mark

Epitaffio sulla tomba del Beato Angelico

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GLI AFFRESCHI

DI SAN MARCO A FIRENZE

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GLI AFFRESCHI

DI SAN MARCO A FIRENZE

  • Un dipinto in ogni ambiente conventuale.
  • Più di 50 affreschi, destinati per lo più ad un unico frate.
  • Solo nel 1869 il convento è stato musealizzato e aperto al pubblico.
  • due criteri dfondamentali:
    • L’INTENZIONALITà EDUCATIVA
    • LA MEMORIA DI CRISTO

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AFFRESCHI

DEL CHIOSTRO

SAN DOMENICO IN ADORAZIONE DEL CROCIFISSO

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AFFRESCHI

DEL DORMITORIO

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AFFRESCHI

DEL DORMITORIO

MADONNA DELLE OMBRE

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AFFRESCHI

DELLE CELLE

ANNUNCIAZIONE

NOLI ME TANGERE

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AFFRESCHI

DELLE CELLE

CRISTO DERISO

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CURIOSITà

L’attibuto di Angelico viene dal popolo che subito, comprendendo la sua lezione, iniziò a chiamarlo così.


Nel 1469 il documento che lo attesta come angelicus pictor accompagnato poi dall’appellativo beato.


Nel 1982 Giovanni Paolo II lo ha proclamato beato e due anni dopo patrono celeste e modello concreto per gli artisti contmeporanei.

Convento dei frati domenicani a Fiesoledei

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Lo Spirito Santo è raffigurato nel fascio di luce che attraversa l’opera passando per il giardino dell’Eden per avvicinarsi a Maria sotto forma di colomba

ANNUNCIAZIONE, Annunciazione, 1449

tempera su tavola. Museo del Prado, Madrid

Al centro del portico classico c’è il bassorilievo con Dio Padre. Nei sottarchi è dipinto un cielo azzurro e stellato, ricorda i giorni della creazione


La porta aperta sul fondo della stanza fa riferimento a Maria “porta del cielo”


A sinistra è rappresentato il giardino dell’Eden con la cacciata dei progenitori, Adamo ed Eva. L’incarnazione avviene, infatti, per liberare l’uomo dal peccato originale.

Maria è seduta, con il libro aperto sulle ginocchia e le braccia incrociate sul petto in segno di umile risposta all’annuncio dell’angelo: “Eccomi, sono la serva del Signore”. La Vergine è vestita con il caratteristico abito rosso e il mantello blu che lascia intravedere la fodera verde, simbolo della Speranza che entra nel mondo.


PAOLO UCCELLO

(1397-1475)

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VITA E FORMAZIONE

Paolo di Dono, detto Paolo Uccello, scelse questo soprannome con cui si firmerà, forse a causa della sua passione per gli animali che amava disegnare e dipingere.

Vasari, nelle sue Vite, lo definisce un artista “solitario, strano, malinconico e povero”, eccentrico tanto da giudicarlo un cattivo pittore, preso dal virtuosismo prospettico che lo distraeva dal far bene le figure.

  • allievo del Ghiberti
  • 1415 iscritto all'Arte dei medici e degli speziali
  • 1424 entra nella Compagnia di san Luca
  • 1425 è a Venezia dove lavora per 5 anni come mosaicista a San Marco
  • 1431 torna a Firenze
  • 1435-40 a Prato per decorare la Cappella dell'Assunta
  • 1436 affresco di Giovanni Acuto
  • 1456 realizza le 3 tavole della Battaglia di san Romano: celebrano la vittoria fiorentina ai danni dei senesi. Dello stesso anno il San Giorgio e la principessa vicino alla sensibilità Tardogotica
  • 1465-69 è a Urbino
  • 1475 muore a Firenze

STILE

Contemplare e donare agli altri ciò che si è contemplato. L’Angelico incarna le parole di San Tommaso con le quali sintetizza il carisma domenicano. Nella sua pittura unisce il gusto dello stile Tardogotico con le novità rinascimentali arrivando a concepire una pittura incredibilmente moderna.

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Paolo Uccello, Niccolò da Tolentino alla testa dei fiorentini, 1438, tecnica mista su tavola. Londra, National Gallery

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Paolo Uccello, Disarcionamento di Bernardino della Ciarda, 1438, tecnica mista su tavola. Firenze, Galleria degli Uffizi

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Paolo Uccello, Intervento decisivo a fianco dei fiorentini di Michele Attendolo, 1438, tecnica mista su tavola. Parigi, Museo del Louvre

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MONUMENTO EQUESTRE

A GIOVANNI ACUTO

  • Giovanni Acuto è un condottiero inglese, John Hawkwood, che ha combattuto per i fiorentini nella battaglia di Cascina contro i pisani.
  • l’affresco rimanda al monumente equestre, modello è sicuramente il monumento equestre al Marco Aurelio.
  • Paolo Uccello adotta un doppio punto di vista per l’ardita prospettiva, In questo modo Giovanni Acuto rimane frontale e non schiacciato

.

INTERPRETAZIONE

  • mirabile esempio di appropriazione e di reinterpretazione del linguaggio classico.
  • Si sugella l’unione tra identità civica e religiosa.
  • interessante la sovrapposizione tra pittura e scultura: simulazione di una scultura in pittura.

CARLO CRIVELLI

(1435-1495)

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VITA E FORMAZIONE

Veneziano di origine (il fratello è l’artista Vittore Crivelli) ha una formazione a Padova dove acquisisce le influenze di Donatello.

Lavora soprattutto nelle Marche ed è allievo della bottega dei Vivarini, dove viene introdotto alla scuola di Francesco Squarcione.

Di temperamento istintivo, viene condannato 6 mesi per aver segregato una donna di cui era innamorato, Tarsia.

Trascorre un periodo a Zara con lo Squarcione, dove prende anche la residenza.

1468 firma il Polittico di Massa fermana.

1469 è in Ascoli e subito entra in conflitto con un cittadino.

1473 Polittico di Sant’Emidio. Per il Duomo di Ascoli Piceno.

Si sposa con Iolanda da cui ha due figli, mentre un altro lo adottano.

1486 accoglie le nuove novità stilistiche, tra cui la nuova struttura a pala d’altare, come è il caso dell’ Annunciazione di Ascoli Piceno.

1490 riceve il titolo di miles da Ferdinando d’Aragona, futuro re di Napoli, in continuo conflitto con lo Stato Pontificio, forse fu più un atto politico.

Muore nel 1495 forse in Ascoli Piceno

STILE

Carlo Crivelli è il grande interprete della cultura e del gusto di “provincia”:

  • acquisisce le novità prospettiche
  • forte espressionismo e disegno incisivo e nervoso
  • decorativismo di matrice tardogotica
  • cercava novità in schemi arcaici e astratti
  • è influenzato da Giorgio Schiavone, Andrea Mantegna e Donatello

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POLITTICO DI SANT’EMIDIO

1473

La straordinarietà di questa opera sta nel fatto che, collocato il polittico nel 1473 nella cattedrale di Ascoli Piceno, non è stato mai rimosso, mantenendosi integro. La commissione è del vescovo Prospero Caffarelli.


Il polittico è a tre registri. Nel registro mediano è la Madonna col Bambino in trono e quattro scomparti laterali con santi a figura intera: San Pietro, San Giovanni Battista, Sant'Emidio e San Paolo. Nel registro superiore è una Pietà al centro e quattro santi laterali a mezza figura: Santa Caterina d'Alessandria, San Girolamo, San Giorgio e Sant'Orsola. In basso la predella simula un'arcata dove si affacciano il Cristo benedicente e dieci apostoli.

I santi, pur rinchiusi ciascuno nel proprio scomparto, dialogano indirettamente l'un l'altro, incrociando pose e guardi in modo da evitare ripetizioni.


La Madonna col Bambino è seduta su uno sfarzoso trono marmoreo, dal gusto classico e ornato da una ghirlanda di fiori e frutta derivata dai modelli padovani. La Madonna appare elegante e dalle linee affusolate. Gesù bambino tiene in mano una mela richiamo al peccato orginale.


La Pietà esprime una forte drammaticità. I volti ravvicinati creano una forte tensione emotiva. L’effetto drammatico è ancor più accentuate dall’estremo realismo con cui Crivelli tratta ciascun soggetto.

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ANNUNCIAZIONE

DI ASCOLI PICENO, 1486

L'Annunciazione di Ascoli, o Annunciazione con sant'Emidio, è un dipinto a tempera e oro su tavola trasportato su tela di Carlo Crivelli, datato al 1486 e conservato nella National Gallery di Londra. È firmato OPVS CAROLI CRIVELLI VENETI 1486.


LA STORIA


La pala fu dipinta per la chiesa della Santissima Annunziata dei Frati minori osservanti e porta l’iscrizione LIBERTAS ECCLESIASTICA. La città aveva visto revocata l’autonomia amministrativa ottenuta un secolo prima. Furono quindi inviati due cittadini per rinnovare la richiesta. Il papa nominò un commissario per monitorare la situazione. I cittadini, però, interpretarono la visita del commissario come concessione della Libertas accogliendo il commissario con grandi celebrazioni. Di fronte al fatto il pontefice dovette accettare. Era il 25 marzo, festa dell’Annunciazione. Per celebrare l'evento la città commissionò un’opera a Crivelli, purtroppo finita alla National Gallery di Londra.

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ANNUNCIAZIONE

DI ASCOLI PICENO, 1486

1390 LIBERTAS ECCLESIASTICA

DESCRIZIONE E STILE


La scena è ambientata in una via cittadina. Un raggio di luce, che accompagna la colomba dello Spirito Santo, entra in casa di Maria umilmente inginocchiata davanti al leggio su cui stava consultando le Scritture. La stanza della Vergine è ritratta con cura del dettaglio con elementi simbolici: una bottiglia di vetro, simbolo di purezza, e una candela accesa, simbolo di fede. I Frutti rimandano alla fecondità di Maria e al peccato originale. La finestra con grata, rappresentata con padronanza della prospettiva, contiene un alberello in vaso, allusione all'hortus conclusus.

Presenti alcuni elementi di virtuosismo prospettico ispirato all'arte padovana, ancora rimandi alla cultura Tardogotica e alle influenze fiamminghe. Ma gli edifici in prospettiva dimostrano l’accoglienza delle novità artistiche fiorentine.

STEMMA ASCOLI PICENO

STEMMA PAPA INNOCENZO VIII

STEMMA PROSPERO CAFFARELLI

LEON BATTISTA ALBERTI

(1404-1447)

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VITA E FORMAZIONE

Leon Battista Alberti è stato un architetto, pittore, scultore e scrittore. Figlio di un banchiere fiorentino esiliato a Genova.

Studia a Padova, poi a Bologna, apprezzato latinista, tanto da scrivere una commedia in latino ritenuta una scoperta di età romana.

Vive soprattutto a Roma alla corte del Papa Eugenio IV, ma viaggia molto.

A Firenze entra in contatto con Brunelleschi e con una cultura umanista forte, nel segno del neoplatonismo, ritrovandosi intellettuale tra intellettuali.


I TRATTATI

  • De pictura primo trattato artistico (prospettiva; disegno, composizione e colore)
  • De re aedificatoria insieme delle sue conoscenze tecniche e letterarie sulle antichità romane e fondato sul trattato di Vitruvio
  • De statua alla base c’è l’utilizzo del finitòrium che consente di avere per ciascun punto 3 coordinate che ne individuano la posizione nello spazio


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Quotation Mark

La bellezza è accordo e armonia delle parti in relazione a un tutto al quale esse sono legate secondo un determinato numero, delimitazione e collocazione, così come esige la concìnnitas, cioè la legge fondamentale e più esatta della natura.

Quotation Mark

Leon Battista Alberti, De re aedificatoria, IX, 5

SISTEMA COSTRUTTIVO DI LEON BATTISTA ALBERTI

Leon Battista Alberti è oiù aderente all’architettura antica rispetto a Brunelleschi.

Per l’Alberti la colonna deve sostenere la trabeazione, mentre l’arco deve essere costruito sopra i pilastri.

La colonna ha funzione di sommo ornamento.

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TEMPIO MALATESTIANO

ca 1450

  • Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, commissiona l’opera a Leona Battista Alberti


  • L’edificio doveva diventare un monumento celebrativo per sé stesso, la futura moglie Isotta degli Atti e i più importanti umanisti della corte di Rimini


  • L’esterno consiste in un rivestimento della vecchia chiesa medievale di San Francesco, come suggeriva la Porta dei Leoni a Verona, a destra il muro di mattoni del I sec. a.C.; a sinistra quello in pietra del I sec. d.C.



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TEMPIO MALATESTIANO

STRUTTURA ESTERNA

  • la struttura laterale vecchia è separata da quella nuova, ritmata da una serie di archi a tutto sesto che poggiano su massicci pilastri


  • i pilastri rimandano a quelli del Colosseo


  • come alle grandi infrastrutture romane degli acquedotti.



Particolare dei pilastri del Colosseo

Acquedotto romano di Segovia, Spagna

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TEMPIO MALATESTIANO

FACCIATA

  • la parte inferiore della facciata rimanda ai grandi archi di trionfo romani. Doveva essere stato fonte di ispirazione sicuramente l’Arco di Augusto presente in città


  • questa citazione diventa un modo di celebrare il signore di Rimini Sigismondo, creando un parallelismo con il celebre imperatore romano


  • i capitelli sono invece di tipo composito con teste di putti tra volute che rimanda ad una tipologia molto antica rinvenuta a Nimes e conservata al Museo Archeologico



Arco Augusto di Rimini, , 27 a.C.

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TEMPIO MALATESTIANO

COPERTURA

  • Abbiamo una medaglia dell’epoca che ci fa supporre come doveva terminare la facciata. Per sopperire alla visuale della facciata a capanna medievale, Alberti aveva pensato di riprendere l’arco centrale inferiore su pilastri scanalati quadrangolari a reggere un frontespizio semicircolare


  • Il richiamo è alla Basilica di San Marco a Venezia, che conosceva e a monumenti funebri antichi


  • Terminava la copertura una monumentale cupola sull’idea del Pantheon ma concepita a costoloni sull’esempio recente di Santa Maria del Fiore



Basilica di San Marco a Venezia

ADESSO PROVA TU!

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1.Individua la committenza dell’edificio

2.Scopri la destinazione dell’edificio e il motivo della sua realizzazione da parte del committente

3.Fai una descrizione formale dell’intervento di Leon Battisti Alberti

4.Individua gli aspetti caratteristici del linguaggio albertiano provando a fare un confronto con Brunelleschi

Palazzo Rucellai, Firenze

Santa Maria Novella, Firenze

Chiesa di San Sebastiano, Mantova

Chiesa di Sant'Andrea, Mantova